I Bitcoin e la Blockchain sono ormai sulla bocca di tutti, confermandosi come gli argomenti più trattati del 2018. Le applicazioni della tecnologia sono tante: settore finanziario, aziendale, sanitario, industriale, produttivo, fino al retail.
Eppure, tra i tanti progetti che hanno accompagnato l'hype sulla tecnologia da giugno 2017 a questa parte, pochi sono stati quelli davvero efficaci e in grado di portare soluzioni, piuttosto che problemi.
Così come ai tempi Internet non destava così tanta fiducia per una dilagante disinformazione, anche in questi pochi mesi è quello che sta accadendo con la blockchain.
Il Blockchain Education Network è, tra i pochi, un progetto associativo che ha attirato la nostra attenzione per la sua capacità di insegnare in maniera semplice e lineare determinati argomenti dalla forte complessità. Ce ne parla Emiliano Palermo, vicepresidente e co-founder del network italiano, che abbiamo incontrato a Campus Party, uno degli eventi sull'innovazione tecnologica più importanti al mondo, che ogni anno raduna in Italia più di 2000 giovani provenienti dalle alpi alle sponde più remote della Sicilia.
Siamo il Blockchain Education Network Italia, un network accademico nato a fine 2014 che riunisce professori, ricercatori e studenti di tutta Italia. L'obiettivo del network è quello di fare divulgazione, educazione e ricerca sull'argomento blockchain. La forza del network è quella di avere membri che provengono da ambienti multidisciplinari come dipartimenti economici, giuridici e informatici.
Grazie all'associazione, ad esempio, sono nate anche più di due startup che lavorano nel settore Bitcoin e blockchain fruttate proprio dall'incontro e dalla creazione di sinergie tra persone differenti provenienti da diversi ambienti di lavoro.
Oltre all'interno dell'ambiente accademico e universitario ci interfacciamo anche con le pubbliche amministrazioni: dal 2016 abbiamo iniziato con la regione Lazio a fare eventi; attualmente stiamo collaborando con il Comune di Napoli.
Riteniamo, sin da quando siamo nati, che la blockchain possa essere una tecnologia rivoluzionaria se usata sensatamente e in maniera corretta per alcuni casi d'uso.
Siamo a Campus Party per partecipare attivamente anche all'esterno dell'università ad eventi come questo, perché appunto l'obiettivo principale è quello di educare le persone correttamente su questo argomento.
La blockchain tra gli studenti è conosciuta abbastanza.
La cosa positiva è che tanti studenti la conoscono perché la studiano: la differenza tra uno studente che legge un articolo, magari scritto anche male, e lo studente che si iscrive al nostro network è che quest’ultimo si iscrive in conseguenza alla motivazione di volersi confrontare sugli argomenti.
Magari già ha affrontato una tesi di laurea o vuole affrontarla su questi argomenti e ha bisogno di una mano nella stesura. I nostri iscritti, al contrario di coloro che si limitano a leggere notizie online, hanno una conoscenza corretta della tecnologia, sia partendo da una base concettuale che ad elementi dell’argomento più avanzati, come l’aspetto tecnico della blockchain e degli smart contract.
Tra gli utenti comuni il problema è che ovviamente dopo la salita del Bitcoin del dicembre 2017 anche le casalinghe conoscono questa criptovaluta. Proprio poco fa un pensionato mi parlava dell'intenzione di voler affrontare investimenti in Bitcoin.
Tutto questo ha i suoi pro e i suoi contro.
Se parliamo di una rivoluzione vera e propria, allora questa colpisce qualsiasi tipo di mercato e tutta la società, quindi anche l'utente medio finisce per conoscere l'argomento. Il problema è educare l'utente medio, perché ovviamente da tanti mesi a questa parte il mercato si è riempito di persone che se ne approfittano anche di questi utenti e non fa educazione generale (non per forza tecnica) in maniera corretta.
L’utente che quindi conosce la parola è ovvio che potrebbe essere facilmente influenzato al telefono per investimenti per cui potrebbe fidarsi.
Noi siamo qui anche per incoraggiare le persone a stare attente ad avere un’informazione sulla blockchain e i Bitcoin, per far sì che chi è curioso e vuole lanciarsi nella speculazione, ma che magari non conosce a pieno quali rischi si corrono, di metterlo in guardia.
Ovviamente non diamo consigli finanziari, ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma è ovvio che la cosa ideale è conoscere su cosa si sta investendo.
Noi come BEN siamo molto scettici su alcune proposte fatte dal mercato, perché nelle aziende non è detto che serva per forza la blockchain, anzi, il più delle volte non è una tecnologia che aiuta a raggiungere gli obiettivi prefissati.
La blockchain può essere lenta e costosa e non ha competizione rispetto ad un database che riesce dieci volte meglio a svolgere quello che l’azienda vuole fare se siamo nel caso in cui la tecnologia è sostituibile.
Due anni fa, ci sono stati dei casi in cui aziende hanno tirato fuori prodotti che si basano su DLT (Decentralized Ledger Technology) e reti permissioned che non sono blockchain. Molti, attualmente, si basano sulla tecnologia Hyperledger come IBM.
Se l’obiettivo è aumentare il fatturato (come la stragrande maggioranza dei progetti su blockchain), allora siamo al tempo in cui il fenomeno di Internet ha portato a tanta inutilità ed inefficienza, dove chi prima arriva più guadagna.
Ovviamente, sarà il tempo a sistemare le cose.
Qui dipende dall'ambito in cui andiamo a lavorare. Con la pubblica amministrazione, ad esempio, crediamo in un utilizzo semplice ed efficace di una blockchain.
Nella Regione Lazio abbiamo notarizzato dei documenti dell'ente sulla blockchain in maniera semplice durante una conferenza (con una blockchain permissionless e aperta quindi a tutti come quella di Bitcoin), per dimostrare quanto possa essere efficiente ed efficace il processo.
Notarizzare un documento, fare il time stamping ufficiale del documento sulla blockchain così poi il dato non verrà mai alterato da nessuno, avere l’hash del documento come impronta sulla blockchain dove chiunque può andare a verificare quando vuole e come vuole quel documento, è una mini-rivoluzione.
Da sinistra: Umberto Tarantino (direttivo), Lorenzo Giustozzi (Presidente), Emiliano Palermo (Vicepresidente), Alessandro Olivo (Membro). Regione Lazio, 2016
Questa è un’applicazione della blockchain concreta già effettuata ed è ciò che facciamo anche noi per conservare i documenti associativi, come lo statuto o le delibere di assemblea.
A livello aziendale dipende dal business, dal prodotto e dagli obiettivi. Molto spesso le aziende tirano fuori prodotti in blockchain ma bisogna stare attenti che questi abbiano un reale senso. Sono poche le volte in cui ci capita di conoscere un progetto aziendale per cui serve veramente la blockchain.
Ci sono state tante aziende che lasciandosi andare all’ondata di fine 2017 / inizio 2018 hanno cambiato o inserito la parola blockchain nel loro nome e hanno visto un aumento di fatturato, senza neppure implementarla.
Tra i tanti, la blockchain risolve il problema della fiducia su Internet.
Se prendiamo ciò che è successo con Facebook e Cambridge Analytica, anche l’utente medio è capace di comprendere per quale motivo la blockchain può risolvere la questione che i nostri dati sono controllati da quelle grandi aziende e che noi difficilmente riusciamo ad averne un pieno possesso.
Immettere dati come identità digitale o quelli anagrafici sulla blockchain ha i suoi pro e i suoi contro.
Ci siamo sentiti con i ragazzi del BEN americano perché siamo in un network che è nato in America all'inizio 2014 dai vari MIT, Stanford, Harvard che hanno deciso di creare questo network internazionale e abbiamo voluto replicarlo.
Una volta replicato il modello abbiamo scoperto, dopo poco, di essere quelli più attivi dal lato educativo del BEN.
Sicuramente quello che stiamo facendo è cercare di aprire sedi locali del BEN. Il processo è semplice: c'è il modulo d'iscrizione dove lo studente inserisce la sua università e automaticamente nella casella dove è possibile inserire l’indirizzo email uscirà già preimpostato il dominio della sua email istituzionale.
Se lo studente appena iscritto (gratuitamente, al contrario di chi non fa parte del mondo accademico) fosse interessato, richiede di aprire la sede con un gruppetto di interessati dopo una nostra verifica che non ci sia già un’attività locale del network.
Se ci sono le condizioni burocratiche all'Università di aprire un club locale (come abbiamo fatto alla Cattolica qui a Milano), tanta gente che magari non ha mai sentito la parola blockchain verrà a scoprirla grazie alla presenza del BEN nella lista delle associazioni universitarie.
Se ci si trova fuori dall'Italia si può andare sul sito del Ben.org e quindi contattare i ragazzi per poi chiedere di aprire un network nel proprio territorio.
Siamo praticamente ovunque in tutto il mondo: siamo più di 4000 membri tra cui l’Olanda, Africa, Brasile, Asia, ma noi in Italia siamo più attivi: non ci limitiamo ad attività che ruotano attorno all’hype del momento, ma tentiamo di chiarire da dove deriva questa tecnologia e che sviluppi futuri può avere.
Quello che tutti abbiamo visto in questi mesi è un forte interesse all’argomento blockchain e Bitcoin e tanti progetti nascere a cascata, ma la maggior parte sono stati fallimentari.
Ci troviamo nel momento in cui si faranno avanti sempre più progetti fondati e seriamente efficaci, lasciando alle spalle tante soluzioni che creano solo nuovi problemi. Il tempo sarà l’elemento che ci aiuterà a far evolvere a meno a mano la percezione che si ha sulla blockchain e i progetti relativi ad essa.
Per quanto riguarda il BEN, attualmente siamo decentralizzati a livello nazionale, ma siamo assenti su alcune regioni. Abbiamo nominato dei rappresentanti locali per ogni regione e lanceremo un annuncio a breve; è stato anche costituito un comitato scientifico con cui collaboriamo per diverse attività, come la recente erogazione di un premio per la miglior tesi universitaria in ambito Bitcoin e criptovalute, con un risultato di più di 15 tesi ricevute. La campagna è stata finanziata su Helperbit e sarà giudicata dal comitato scientifico formato da ricercatori e professori.
Alcuni membri del direttivo durante il Meetup Inside Blockchain.
In un decennio vedo il BEN che continua a rafforzare il suo aspetto associativo piuttosto che commerciale in tutta Italia.
Crediamo molto in ciò che facciamo e nel fatto che le generazioni cambieranno ma che entreranno a far parte del network quando vorranno una formazione corretta e onesta, senza secondi fini.
Dalle parole di Emiliano, riusciamo a capire che il BEN è un progetto serio, di stampo internazionale e che, potremmo dire, si interpone a metà tra coloro che studiano e fanno ricerca sulla tecnologia e quelli che invece fanno business nel mondo della blockchain. Uno spazio dove poter entrare in contatto con persone interessanti e davvero informate.
Siamo anche molto fortunati: il BEN italiano è quello più attivo a livello educativo in tutto il mondo, mette a disposizione premi per le migliori tesi di laurea basate su questi argomenti e si rende disponibile per qualsiasi domanda.
Appena tornati da Campus Party, tra le prime cose sulla checklist post-evento c'è stata l'iscrizione al Blockchain Education Network e possiamo assicurare che c'è molto fermento nelle community virtuali dell'associazione.
Insomma, un progetto tutto italiano da non perdere!